Vi ricordate il film di Ridley Scott “Un’ottima annata” uscito nel 2006? Il protagonista Max Skinner, interpretato da Russel Crowe, riceveva in eredità dallo zio Henry tenuta e vigneti in Provenza. Tra le mura di quella casa di campagna tornavano alla luce i ricordi dell’infanzia trascorsa tra i profumi del vino in fermentazione nell’oscurità della cantina. Solo più tardi si svelava invece il mistero di quel vigneto diverso dagli altri, da cui si produceva un vino inaspettato, Le coin perdu, l’angolo perduto. Quando ho visitato per la prima volta Podere Bellosguardo e ho assaggiato i vini di Nicoletta Miraglia ho avuto la percezione limpida e netta di trovarmi di fronte a qualcosa di inaspettato. Un angolo perduto eppur ritrovato da Nicoletta e suo fratello Luca. La spontaneità con cui ci racconta la storia della sua famiglia, da Napoli al Casentino, ha suscitato in me una maggiore attenzione sul suo vigneto. Una storia lontana che ci parla di un italiano importante, Nicola Miraglia, suo bisnonno e direttore del Ministero dell’agricoltura e foreste alla fine del 1800. Da grande appassionato di viticoltura, svolse questo ruolo con amore concreto verso il mondo agricolo investendo nelle scuole, nella formazione di proprietari terrieri e contadini fino a fondare, poco prima di lasciare il suo incarico, la Società degli Agricoltori Italiani, un’associazione libera e indipendente in grado di affiancare il governo nella risoluzione di problematiche legate al settore agricolo. Nicola Muraglia è stato anche autore di un libricino sulla fillossera, il famigerato afide che ha distrutto buona parte del vigneto europeo, salvo poche eccezionali vigne su piede franco sopravvissute. Nel corso dei numerosi viaggi di lavoro, Nicola si è innamorato sicuramente di due cose: del Casentino e del Syrah del Rodano. In Casentino acquistò terreni, pascoli e un bosco, una villa dove trascorrere le vacanze estive in famiglia e un podere agricolo settecentesco dove oggi vive Nicoletta. Nel terreno antistante il podere riconobbe le caratteristiche dei suoli del Rodano e dalla Francia portò con sé delle barbatelle di Syrah. Piantò anche varietà locali come il Sangiovese ed oggi alcuni esemplari di queste piante sono centenari custodi che sembrano sorvegliare il più giovane vigneto, dagli alti pampini arrampicati all’acero campestre, così si allevava la vite in passato. Dalle vecchie viti di Syrah e Sangiovese, Nicoletta produce l’intrigante Pié Franc, mentre dalle viti più giovani un Syrah in purezza di grande eleganza. Una piccolissima produzione, potremmo definirli quasi “Vin de garage”, vini di commovente intensità e profondità, a cui bisogna dare il tempo di svelare quella segreta passione per la terra che, facendosi beffe del tempo, ha dato linfa alle viti centenarie, ancora fedelmente maritate all’acero campestre. Uno straordinario intreccio di tronchi, solido e armonico, capace di trasmettere persino la fragilità di tanta unicità.
Nel tempo in cui tutto scorre rapido per essere fugacemente consumato, le sagge, vecchie viti di Bellosguardo ci confermano quanto sia attuale l’adagio del cinematografico zio Henry: “Quando trovi qualcosa di buono devi averne cura e lasciare che cresca” e in fondo non vale solo per la terra e per il vino.
Author
Giulia Filippetti
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